Di Letizia Passarello
Esplorare il mondo delle sagre rappresenta un’ottima chiave di lettura per conoscere nel profondo il territorio e costituisce indubbiamente un viaggio affascinante che conserva in certi casi i tratti della sacralità. Del resto la stessa parola “sagra” deriva dal latino “sacrum”, sacro. Nell’antica Roma esistevano diverse celebrazioni dedicate alle divinità, con processioni seguite da banchetti ai quali prendeva parte tutta la cittadinanza. Da quel significato originario si è sviluppato nel tempo il concetto odierno di sagra. Con l’avvento del Cristianesimo alcune festività sono state riconvertite, dedicate ai santi. Altre invece hanno assunto connotazioni ispirate dalla vita contadina: ad esempio la celebrazione del raccolto, o della bella stagione. Da queste usanze sono nate le sagre legate ai tanti prodotti tipici delle regioni italiane, oggi numerose e amate anche dai più raffinati gourmet e dove spesso i protagonisti sono prodotti caratteristici del territorio.
Queste manifestazioni rappresentano anche un’occasione per ammirare le bellezze architettoniche e paesaggistiche del territorio. Possono portare i turisti a scoprire località di grande interesse, ricche di scorci tipici dove il tempo sembra essersi fermato.
In questa puntata vogliamo portarvi alla scoperta dI alcune sagre tra le più rappresentative della Valle dell’Halaesa. Appuntamenti importanti di comunità ricche di storia e tradizioni che catalizzano ogni anno centinaia di visitatori.
06 agosto – Sagra del Pesce di Castel di Tusa
La tradizione orale della Sagra del Pesce risale agli inizi del secolo scorso e narra di una tempesta di mare che costrinse alcuni pescatori in difficoltà ad esse soccorsi e rifocillati dagli abitanti di Castel Di Tusa, tramite l’offerta di sarde arrostite. Da allora, ogni anno, nella prima decade di Agosto, viene rinnovato questo evento, offrendo il pesce accompagnato da un buon bicchiere di vino ai numerosi turisti e villeggianti presenti.
Castel di Tusa, legata all’ antichissimo porto, per secoli luogo di transito di merci, sviluppa una tradizione marinara nel XVIII° sec, quando cioè inizia a costituirsi una comunità stanziale legata all’ economia della pesca e sempre a partire da questo periodo la tradizione peschereccia è citata in molti testi e particolarmente legata alla pesca e salatura delle sarde inizialmente compiuta da compagnie di Cefalù e Termini e successivamente da una marineria ed imprenditoria locale, che renderà rinomata la sarda di Tusa fino alla metà del XX con l’ esportazione nei mercati nazionali ed esteri.
Oggi Castel di Tusa, dominata dal trecentesco Castello di San Giorgio e dalla sua Rocca Grande è un borgo marinaro vocato al turismo balneare, Bandiera Blu da diversi anni grazie alla pulizia delle sue acque ed alla bellezza incontaminata della sua insenatura e sede del rinomato Albergo Museo Atelier sul Mare.
10 agosto – Sagra dell’olio extravergine d’oliva di Tusa
Giunta alla sua ventiquattresima edizione La SAGRA DELL’OLIO d’oliva si è svolta ogni anno puntualmente il 10 di agosto. Di fatto nasce da un progetto maturato all’interno del circolo ARCI di TUSA, per far conoscere l’olio d’oliva extravergine locale e della Valle Alesina.
Un trionfo si sapori e di odori in un incontro di antiche ritualità che si uniscono ad un rinnovato senso della tradizione.
Bruschette condite con olio tusano ed arricchite con aromi vari, ottenuti da ricette segrete e il più delle volte tramandate oralmente
La sagra offre anche i gustosi ceci in brodo, sfinge e ciambelle, le verdure fritte in pastella con l’olio extra vergine d’oliva, accompagnate tutto da buon vino e musica dal vivo
Una tradizione olearia illustre quella di Tusa e di tutto il circondario, legata ad un territorio ad alta vocazione olivicola considerati migliaia di ulivi che coprono il litorale tirrenico e la dolce vallata dell’Halaeso. Qui la produzione e la commercializzazione dell’olio d’oliva è documentata fino dai tempi della Magna Grecia li dove un tempo sorgeva la famosa e potente città di Halaesa Anconidea. Nell’ antico porto di Halaesa edificato per volontà del senatore Claudio Pulcro confluivano giornalmente in gran quantità olio, vino e grano provenienti dal cuore della Sicilia e da tutto il circondario.
Anche successivamente la produzione dell’olio d’oliva continuò a costituire l’attività preminente e gli ulivi millenari che fino ad oggi sopravvivono alle insidie del tempo e degli uomini ne sono la testimonianza, rappresentando l’immenso patrimonio naturale di questo angolo di Sicilia.
Per secoli la produzione del l’olio d’oliva ha costituito il nerbo dell’economia delle grandi aziende e delle piccole proprietà contadine del territorio, grazie ad esso si svilupparono ed ingrandirono attività collaterali come la costruzione di giare in terracotte nella vicina Santo Stefano di Camastra. La giara stefanese aveva caratteristiche completamente diverse da altre giare prodotte in Sicilia ed in Italia.
Infatti grazie alla particolare composizione dell’argilla in cui vi è la presenza di sostanze carbogene non ben bilanciate con il ferro, potevano essere tirate al tornio in dimensioni maggiori rispetto alle altre sino a contenere quantitativi d’olio di 3-4.000 kg, peculiarità che rese la giara prodotto di punta di tutta la produzione stefanese.
Sarà con il XIX° Sec. che le prime grandi Compagnie commerciali come quella dei Fratelli Salamone di Mistretta cominciarono l’esportazione del l’olio d’oliva di Tusa e del territorio circostante. Con navi leggere e veloci, gli schooner, l’olio d’oliva insieme ad altre primizie solcò i Mar Tirreno per giungere nei porti italiani di Napoli e Genova e poi l’Oceano Atlantico fino al porto di Anversa .
Attraverso un graduale miglioramento della tecnica di raccolta e di spremitura oggi l’olio d’oliva di Tusa costituisce oggi un indiscutibile elemento di punta della produzione locale d’eccellenza. Dal sapore leggero ed colore giallo con riflessi verdognoli derivanti dalla due varietà predominanti, l’ogliarola messinese e la santagatese è un condimento ideale per tutti i tipi di cibo.
8-9 Agosto – Seccagno Day ( Festa del Limone in Seccagno di Pettineo)
La Festa del limone in seccagno costituisce un altro appuntamento storico da non perdere. Pettineo è un piccolo gioiello che racchiude storia, tradizione, cultura contadina, gastronomia. Situato alle falde del monte S. Cuono sui Nebrodi occidentali, si presenta come un caratteristico centro collinare delimitato dai fiumi Tusa e Santo Stefano. Autorevoli scrittori come il Fazello sostengono che Pettineo tra le sue origini dell’antichissima “Pythia”, una delle più ricche e famosa città della Sicilia. Fu feudo di Manfredi Maletta, nel secolo XII, poi passò sotto Federico II a Francesco Ventimiglia Conte di Geraci.
Una posizione geografica ottimale tra il mare azzurrissimo, limpido ricco di riflessi di Castel di Tusa ed i pascoli di montagna della vicina Castel di Lucio. Ed è qui infatti che da secoli si coltivano agrumi eccellentissimi . Parliamo cioè del limone in Seccagno
Il Limone in seccagno è un prodotto che ha delle doti peculiari rispetto ai comuni limoni. Ha una particolare fragranza e serbevolezza con caratteristiche organolettiche superiori a quelle di altra provenienza. Tale specialità nasce e cresce grazie alla natura del terreno e al particolare microclima. Viene chiamato “in seccagno” per via dello scarso apporto irriguo delle cure colturali che vengono eseguiti nel limoneto. Qui vengono inoltre utilizzati in maniera limitata i concimi minerali azotati. Questo tipo di limone è anche molto adatto ai lunghi tempi di trasporto, quindi ideale per essere commercializzato anche oltre i confini nazionalei
Da questo agrume nasce la famosa Granita tipica al limone la cui occasione migliore per assaporare è nella prima decade di agosto in occasione della “Festa del Limone in seccagno”, e a cui vengono abbinati anche concorsi e corsi di cucina. Un atmosfera di festa in tutto il borgho medievale tra mostre e spettacoli folk .Un tradizione sostenuta dal Comune di Pettineo che ogni anno fa parlare il piccolo comune che conta centinaia di visitatori.
Del resto da anni Pettineo si muove per dare al suo prodotto principe un degno riconoscimento, cominciando anni fa con l’inserimento nell’elendo del Pat – Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Sicilia e continuando quest’ anno con il riconoscimento della DE.CO( Denominazione Comunale. Un’alternativa percorribile ed appositamente ritagliata alla natura socio-economica del territorio poichè le De.Co. non entrano il collisione con il proverbiale carattere individualista delle aziende locali ma mirano affinchè il “prodotto territoriale” agroalimentare e/o enogastronomico acquisti un’identità sul mercato.
17 Agosto – Sagra del Caciocavallo di Castel di Lucio
Castel di Lucio in Sicilia è un simpatico paesino posto sulla catena montuosa dei Nebrodi ricco di storia e tradizione. Anticamente dettO Castelluccio prende il nome dal medievale castelletto eretto nel ‘300 dai potenti Conti di Ventimiglia a cui si deve tradizionalmente la fondazione della cittadina. Inglobata per secoli all’interno della Contea nel XVII° sec. venne eletta a ducato passando sotto il controllo di diverse famiglie feudali. Oggi uno scrigno di testimonianze artistiche ed architettoniche in particolare di provenienza sacra.
Un profondo legame lega poi gli abitanti di Castel di Lucio alla pastorizia e nello special modo la bovinicoltura di cui gelosamente conservano gli antichi criteri di allevamento, maestri della produzione della tradizionale provola o cascavaddu.
La provola dei Nebrodi , da qualche anno riconosciuta a marchio DOP, è un caciocavallo prodotto con latte vaccino crudo e rientra nella categoria dei formaggi a pasta filata . Deve il suo nome ai monti sui quali viene prodotta, secondo un antico procedimento tramandato di padre in figlio. La provola ha una crosta liscia e lucida, di colore giallo paglierino molto apprezzata, è utilizzata anche come ingrediente per piatti tipici della gastronomia siciliana.
Giunta alla 30° edizione la sagra del Caciocavallo dei Nebrodi si ripete puntualmente il 17 di agosto e continua ad attrarre a se continui visitatori. L’iniziativa promossa dal Comune di Castel di Lucio con l’ausilio di un team di volontari prevede da programma una dimostrazione di lavorazione del latte eseguita sapientemente dai maestri casari locali e successivamente una degustazione in corso di lavorazione della quagliata, della tuma e della ricotta ed ovviamente l’assaggio du cascavaddu sia fresco che stagionato con la variante della provola alla griglia. Il tutto tra l’animazione di gruppi folck e musica dal vivo
La bravura dei maestri casari si spinge spesso alla realizzazione di autentiche opere d’arte frutto di esperienza ed abilità innata. Questi piccoli capolavori di pasta filata detti “murriti” rappresentano un’altra attrazione della manifestazione e per tale occasione viene indetto un concorso giunto alla sua terza edizione appunto per valorizzare il cacio figurato meglio realizzato.
Non c’è che dire! Una manifestazione di grande interesse! Non perdete l’occasione di visitare il paese ed assaggiare la provola dei Nebrodi.