In questo appuntamento vi portiamo a Gangi , un piccolo comune italiano con meno di 7.000 abitanti della provincia di Palermo. Un borgo suggestivo tra più belli d’Italia. Il centro storico di Gangi è abitato da appena 1.800 abitanti ed oggi si presenta come un centro pregno d’ arte, cultura, artigianato, buon cibo e buon vino.
Dentro le bellezze artistiche e monumentali di Gangi c’è il cuore dei gangitani, tra le sue strette viuzze, irte e medievali, si incontra gente sincera, fiera del proprio passato. La nostra visita iniza dal Palazzo Bongiorno, una dimora del 1700 che conserva al suo interno gli affreschi di Gaspare Fumagalli e Pietro Martorana, la dimora è ora adibita a uffici comunali, mentre cuore nevralgico del centro medievale troviamo la Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari.
A Gangi si conservano ancora gli antichi mestieri, ci sono diverse botteghe: il fabbro, il falegname e lo scalpellino per la lavorazione della pietra. Ma c’è anche il fascino della scrittura su pergamena e papiro e i restauratori degli affreschi dentro i monumenti storici.
Molte sono le manifestazioni che intrattengono tutto l’arco dell’anno i turisti qui a Gangi. La più importante di queste manifestazioni è la Sagra della Spiga, molto importante a Gangi dove la spiga rappresenta il collegamento fra l’uomo e Dio, il frutto delle proprie tradizioni.
Molti i prodotti genuini dell’agricoltura di Gangi che ne rappresentano ancora oggi la storia, la cultura e le tradizioni. Un’altra eccellenza di questo borgo è data dai prodotti realizzati con il latte e la provola delle Madonie, caratteristica di questa zona, ne è la prova.
Le origini storiche della città sono antichissime e si legano alla città greca di Engyoni. A fondarla intorno al 1200 a.C. sarebbero stati i Cretesi, dal nome di una sorgente. Dopo la sua distruzione , un nuovo insediamento prese il nome di Engio (dal latino Engium), in seguito Gangi. L’aria fine e il profumo di montagna portano tanti turisti a Gangi, che, più che un borgo, è una cittadina dalle origini mitiche. Il borgo medievale, che tramuta la roccia in arte e sembra sorgere direttamente dalla pietra, bisogna cercarlo proprio in cima, superando le pendici del monte. Ma ecco che, imboccata una stradina acciottolata, si apre davanti agli occhi una scenografia lapidea: un grosso gregge di case addossate le une alle altre, facciate dorate, addobbate di fiori, balconcini di ferro battuto, ricchi portali. Diciotto chiese, palazzi signorili, tesori artistici sono disseminati in queste stradine che s’inerpicano e s’intrecciano in un grandioso scenario naturale.
La tradizione gastronomica ci porta a parlare caciocavallo palermitano è un formaggio a pasta filata ottenuto dal latte crudo vaccino. Inoltre si produce dell’ottimo pecorino di primo, secondo sale ed anche stagionato con grani di pepe. Rinomata anche la salsiccia secca.- Il piatto di Quaresima è il baccalà fritto con contorno di finocchietto selvatico. Anche i dolci rispettano le tradizioni: a Natale la cucchia, pasta frolla con mandorle, uva passa e fichi secchi; in estate e autunno i mastacuttè, biscotti con succo di fichi d’India.
Appuntamento da non perdere è Festa dello Spirito Santo si tiene il lunedì dopo Pentecoste, una spettacolare processione religiosa, con 35 statue di legno portate a spalla.- A Natale, dal 26 al 29 dicembre si organizza ogni anno il presepe vivente denominato”Da Nazaret a Betlemme” ambientato e rappresentato tra i suggestivi vicoli del borgo.- Palazzo Mocciaro con i suoi saloni affrescati, dell’ottocento, si trova in Corso Umberto I.- Palazzo Bongiorno, del 1756, è uno dei migliori esempi di architettura settecentesca nelle Madonie. Vanta la magnifica decorazione a trompe l’oeil delle sale del piano nobile. Nel 1758 le sale del palazzo iniziarono a ospitare l’Accademia arcadica degli industriosi.- Palazzo Sgadari che ospita al pian terreno il Museo Archeologico, mentre al primo e secondo piano si trovano: l’Istituzione Gianbecchina, il Museo delle Armi e Museo della fotografia Albergamo.- Sul corso Fedele Vitale si affacciano le botteghe del XVI secolo, con i fornici che erano insieme a porta e finestra-banco di vendita. Quasi al termine del corso si trova la Chiesa di San Cataldo della prima metà del secolo XIV, che custodisce statue lignee del Quattrocchi e il dipinto di Giuseppe Salerno “Il supplizio dei quaranta martiri” (1618). Il Castello dei Ventimiglia, sorto nella prima metà del XIV secolo, spicca sull’abitato con i resti di due torri. Nella città bassa, la Chiesa del Salvatore conserva il crocefisso ligneo di Frà Umile da Petralia e l’Ascesa al Calvario di Giuseppe Salerno. La Chiesa di Santa Maria di Gesù (1710) ha un portale a bassorilievi del 1665 e varie sculture lignee di Filippo Quattrocchi all’interno, tra le quali il gruppo dell’Annunciazione, capolavoro di espressività.