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IN VIAGGIO PER LA SICILIA CON GALATRAVEL

.Una novità assoluta per i nostri visitatori. Da febbraio partirà il nuovo programma di travelexperience della Torre del Gusto. Il progetto realizzato in sinergia con la GalaTravel Viaggi scaturisce dall’accordo tra il patron della Torre del Gusto, Placido Salamone ed il giovane imprenditore Calogero Galati di Sant’Agata di Militello.

https://www.youtube.com/watch?v=fcQCck_mrbg

Un format dedicato all’arte, alla storia, alla gastronomia e soprattutto alle bellezze della nostra Isola. La scoperta di luoghi suggestivi e consigli utili che tutti coloro che amano viaggiare.

Novità e curiosità saranno i compagni di viaggio. Maggiori dettagli in seguito, Seguiteci sul nostro canale Youtube

LE TISANE: PANACEA DEL PERIODO INVERNALE

di Letizia Passarello

In questo periodo invernale, niente di meglio che prepare una tisana, che sia corroborante, antisettica e riscaldante al tempo stesso. Una vera panacea per un  pomeriggio accanto al camino o per riscaldarsi dopo una passeggiata o al rientro dal lavoro. Un momento di relax è quanto di meglio ci si possa concedere per riuscire a fare anche un pieno di vitamine e far fronte ai mali di stagione o alla purtroppo dilagante pandemia, senza ricorrere a medicinali ( sempre che il medico sia d’accordo) se i sintomi sono lievi. In commercio vi sono molti infusi, ma sarebbe meglio se si riuscisse a comporne alcuni con le proprie mani facendo ricorso alle erbe e ai frutti che si trovano facilmente in natura. Le dosi potete deciderle da soli e nello stesso tempo adattarne il gusto, personalizzandolo. In questo articolo vorremmo darvi qualche suggerimento: ottimi i frutti rossi, ricchi di antiossidanti e vitamina C, da sempre conosciuta come l’antinfluenzale per eccellenza. Se avete esagerato un pò con il cibo durante le feste natalizie, potrete realizzare un infuso di zenzero e curcuma, facendo bollire pezzetti di radice dello zenzero e della curcuma  in un preparato al thè verde: bastano da 5 a 7 minuti, affinchè la pianta rilasci tutte le sue sostanze, per poi “condire”, se lo si desidera con curcuma in polvere. Le proprietà sono antiossidanti ed antinfluenzali, il thè verde, inoltre, ha anche quelle di drenante e depurativo naturale, oltre che di bruciagrassi, con blando effetto eccitante. E’ usato, infatti, ampiamente a questo scopo in erboristeria. Se volete, invece condividere, un momento di serenità con i vostri bambini, usate il thè rosso o Rooibos, una speciale variante di thè, completamente privo di teina, proveniente dagli altipiani della Namibia e che si presta per tisane di vario genere. Il thè rosso non ha bisogno di essere dolcificato, in quanto ha già un ottimo sapore, ma se proprio volete, potete aggiungere un pò di zucchero, preferibilmente di canna, se lo somministrate ai bambini.Questo tipo di the ha notevoli propietà antiossidanti e rimineralizzanti e si sposa benissimo con bacche di vaniglia e lampone, ma anche con caramello ed è ottimo anche da solo.

Per questo periodo eccellenti sono le tisane agli agrumi, facilissime da preparare ma molto efficaci per combattere i raffreddori, si possono preparare con una base di the o semplicemente facendo bollire in acqua limone, arancia o mandarino, a seconda delle preferenze, dolcificando in questo caso con del miele. E’ il classico rimedio della nonna, ma rivisitato e reso ancora più efficace nella prevenzione di malattie da raffreddamento e delle prime vie respiratorie. 
Sotto vogliamo darvi una ricetta, particolarmente “golosa” di tisana agli agrumi, perchè unisce alle scorzette anche una parte del succo dei frutti. Lavate bene ed asciugate una arancia ed un limone bio, se vi piace pure un mandarino. Mettete a bollire le scorze dentro un pentolino con poca acqua e con del miele. Dopo cinque minuti, spegnete il fuoco e lasciate riposare ancora per altri sette minuti, a questo punto aggiungete alla tisana il succo dell’agrume che più vi piace, spremuto e filtrato o potete acquistarlo già pronto in pratiche bottigliette di vetro. Se, invece, avete problemi digestivi potete fare ricorso ad una tisana ai semi di finocchio o di Prunella vulgaris: basta versare dell’acqua bollente in una tazza con filtro su cui avete appoggiato i semi di finocchio e la Prunella e lasciare in infusione sempre da 5 a 7 minuti. A questo punto, siete pronti per godervi il vostro momento di coccole con l’inebriante profumo dei frutti siciliani. 

I SAPORI DI MARIO -TERZA PUNTATA

Siamo arrivati al terzo appuntamento dello speciale di Natale dei Sapori di Mario. In compagnia dell’ eclettico chef del Tus’Hotel**** Mario di Vita ed della sua gastronomiasemplice ed originale al tempo stesso.

Accompagnato dalla nostra Letizia Passarello introduciamo quindi la ricetta dl giorno ossia :

RAVIOLI DI CASTAGNE CON RIPIENO DI ZUCCA GIALLA, MANDOLE E PESTO DI FINOCCHIETTO SELVATICO

Ingredienti: Farina integrale di castagne 250 gr – farina di mais 250 gr, uova n. 4 – acqua per l’impasto q.b. – zucca gialla 300 gr – mandole pelate 100 gr, olio extravergine d’oliva q.b. – burro 125 gr – patè di finocchietto selvatico 200 gr – peperoncino 20 gr

Come di consueto Mario con estrema naturalezza inizia la preparazionoi dei ravioli. Si parte dalla farina integrale di castagne che lo chef miscela per prima cosa con farina di mais o maizena e poi con le uova e l’ acqua. Dopo aver reaqlizzato a dovere l’impasto prepara rigorosamente a mano i raviolini che da subito appaiono di un colore marrone intenso e da un odore inconfondibile.

L’impiego della lavorazione manuale con il minimo impiego di attrezzature è una peculiarità della cucina di Mario e che denota la sua professionalità ed abilità creativa.

Nel mentre si prepara l’impasto di zucca e mandole, pertanto Maria e a Arianna, collaboratrici del team Di Vita, in un altra parte della cucina preparano la zucca gialla. Si inizia tagliando a cubetti la zucca, trasferendola poi successivamente in una teglia che si comincia quindi a scaldate il forno a 200°C in modalità ventilata e una volta caldo si infornano i cubetti di zucca lasciandoli cuocere per circa 25 minuti, cioè fino a che non risulteranno morbidi e leggermente dorati. Una volta pronti si passa ad aggiungere le mandole tritate grossolanamente al’ impasto ed il tutto condito con un filo d’olio d’oliva viene posto dentro una ciotola pronto per il ripimento che tavolo da lavoro lo chef inizia estrema dovizia.

Una volta pronti si passa quindi ai fornelli, mentre l’ acqua bolle, in una padella Mario fa sciogliere un pezzo di burro a cui aggiuge per aromatizzare del peperoncino rosso ed un filo di olio extravergine d’oliva (per velocizzare anche del olio aromatizzato al peperoncino) completando il tutto con il patè di finocchietto selvatico.

La qualità di finocchietto di denota dal profumo che emana e quasi sempre il migliore prodotto è quello raccolto in montagna dove le condizione pedoclimatiche rendono questa pianta vigorosa e ideale per diversi utilizzi in cucina. Bastano pochi minuti per preparare il condimento per i nostri ravioloni che lo chef con delicatezza posa in padella per una cottura veloce di 4-5 minuti massimo.

Adesso quindi non resta che impiattare il tutto. Il colore ed il profumo intenso di questo piatto colpisce da subito chi lo assaggia e i consigli estetici dati dal nostro chef migliorano oltremodo la presentazione che colpirà locchi di qualunque ospite

LA TORRE DEL GUSTO CONTINUA

Cari amici Buon 2022

Sono trascorsi diversi anni da quando la nostra Torre del Gusto ha mosso i primi passi. Anni di lavoro frenetico si sono alternati ad anni di fermo e programmazione. In ogni modo non abbiamo mai gettato la spugna ed abbiamo continuato a mandare il nostro messaggio.

https://www.youtube.com/watch?v=0-1wS7c3I38

La Torre del Gusto è oggi più di prima la lente attraverso la qualche molti viaggiatori del web di tutto il mondo guardano l’incontaminato territorio della Valle dell’ Halesa. Attraverso in nostro lavoro di comunicazione l’ identità territoriale prende coscienza in molte persone ed è un merito anche nostro se la comunicazione turistica riceve nuova linfa. Ogni giorno centinaia di visitatori da cinque continenti, studiano le nostre tradizioni, prendono coscienza della nostra cucina e grazie alle aziende che supportano il nostro progetto, conoscono i sapori genuini di questa Valle.

L’ ambizioso programma richiede oltre che la nostra determinazione ad andare avanti, il supporto e la solidarietà di chi vive ed amministra questi splendidi luoghi che vanno raccontati come “L’ altra Sicilia” ossia la Sicilia inedita, incontaminata e misteriosa ed è nostra intenzione in avvenire amplificare il nostro impegno su scala maggiore.

Serve programmazione, una corretta e continuativa strategia di marketing per cambiare un territorio e la sua ecomomia. Non compete a noi tutto ciò ma vogliamo comunque continare ad essere gli ambasciatori della bellezza e dei sapori di questa splendida Valle anche per l’avvenire.

I SAPORI DI MARIO – seconda puntata

POLPO SU CROCCANTINI DI POLENTA, ZUCCA GIALLA E PATE’ DI CARDI SELVATICI

Eccoci ad un nuovo appuntamento con la gastronomia di qualità. Nelle cucine del Tus’ Hotel respiriamo un aria natalizia ed il nostro Chef Mario Di Vita oggi ci presenterà un piatto che vi proporremo per il cenone di Capodanno. Semplice e veloce ma anche gustosissimo grazie soprattutto alla maestria di Mario che aggiunge ai suoi piatti un tocco di originalità che fa la differenza. La ricetta che andremo a presentare sarà quindi:

POLPO SU CROCCANTINI DI POLENTA, ZUCCA GIALLA E PATE’ DI CARDI SELVATICI

Ingredienti: un polpo di media grandezzaacqua per la cottura del polpo 2,5 ltlimoni di media dimensione n. 4 farina di mais per polenta 150 gr – acqua per l’impasto 600 ml, – olio extravergine d’oliva q.b. – sale, zucca gialla, patè di cardi selvatici 100 gr

La preparazione di questo piatto inizia dalla scelta del pescato, rigorosamente locale. Il polpo trova infatti negli anfratti rocciosi sottomarini della costa tirrenica l’ habitat ideale dove svilupparsi e notoriamente il periodo ideale per pescarlo va da settembre a dicembre seppur ancora di piccola taglia e da maggio a luglio, periodo nel quale è di taglia più grossa.

Con dovizia lo chef prepara la pentola con acqua e limone. Il limone viene tagliato a pezzi, ed aggiunto il pepe nero in grani schiacciato e il prezzemolo, aspettando che la pentola va ad ebbollizione . Nel frattempo Mario inizia a pulite il polpo che va lava bene sotto acqua corrente, eliminando gli occhi, le viscere contenute nella sacca e il becco. Non appena l’acqua bolle, tuffa il polpo tenendolo per la testa e lo alzia e cala velocemente due o tre volte per far arricciare i tentacoli. Poi copre il tutto con un coperchio e fa cuocere a fiamma bassa (l’acqua inizia a sobbollire, e non bollire per tutto il tempo della cottura). Dopo circa circa un’ora . Trascorso il tempo di cottura, lo chef ripesca il polpo con una pinza e infilzandolo con i rebbi di una forchetta alla base della testa costata se il polpo è ben cotto. Non appena pronto lo chef spegne la pentola e lascia ancora il polpo per mezzora prima di tirarlo su e metterlo nel bancone pronto per il taglio.

Nel frattempo, Antonio, il collaboratore dello chef prepara i croccantini di polenta, Portardo quasi a bollore l’acqua con una presa di sale, versa la farina di mais e mescola continuamente con un cucchiaio . Quando la polenta comincia a diventare cremosa, aggiunge un cucchiaio di olio evo e continua a mescolare fino a fine cottura. in media intorno ai 10 minuti
Si toglie quindi tutto dal fuoco e si versa su un foglio di carta forno dandole una forma a disco. La si stende fino allo spessore di un centimetro e la si fa raffreddare completamente.

A questo punto Mario prende i dischi di polenta e li mette direttamente nella padella calda senza aggiungere altro e con un movimento sussultorio cuoce ed indora questi sformati fino a che assumono una consistenta croccante. Lo chef sta attento a non utilizzare forchetta o cucchiaio, smuovere la padella afferrandola dal manico per girarli, in modo da evitare di romperli o sfarinarli.

Intanto Maria, seconda collaboratrice del team Di Vita, in un altra parte della cucina prepara la zucca gialla. Inizia tagliando a cubetti la zucca, trasferendola poi successivamente una teglia . comincia quindi a scaldate il forno a 200°C in modalità ventilata e una volta caldo inforna i cubetti di zucca lasciandoli cuocere per circa 25 minuti, cioè fino a che non risulteranno morbidi e leggermente dorati. Una volta pronti aggiunge un filo d’olio e comincia a lavorarli fino a ridurli in purea.

Nel mentre al banco lo chef con un grande coltello inizia a tagliare il polpo in tante parti quanti sono i tentacoli ed comincia a preparare il piatto posando per prima cosa il croccante di polenta dove andrà a spalmare il patè di cardi selvatici e stendere sopra i tentacoli ( 2 tentacoli) del polpo. Successivamente aggiunge la la zucca gialla ed un filo d’olio evo e decora il piatto in chiusura con aceto balsamico ed un croccantino semplice a forma di alberello di Natale.

C

I SAPORI DI MARIO

PASTA FRESCA DI CASTAGNE CON CRUDO DEI NEBRODI

Eccoci finalmente al primo appuntamento con lo chef Mario Di Vita e la sua fantasiosa e gustosissima cucina. Coaudiuvato da un un team d’ eccezione il nostro l’ eclettico chef alesino dalle cucine del Tus’ Hotel**** ci augurerà buone feste con una ricetta particolarissima dal sapore antico ma rivisitata ed impreziosita da un proverbiale tocco di oraginalità.

Ci preparerà quindi “PASTA FRESCA DI CASTAGNE CON CRUDO DEI NEBRODI”

INGREDIENTI: – castagne – 500 gr – farina integrale di di Castagne 200 gr – farina di mais 300 gr – burro spezziato 100 gr – prosciutto crudo dei Nebrodi 200 grpepe nero q.b. – olio extravergine d’oliva q.b.

Protagonista della nostra ricetta, la castagna locale, raccolta sui Monti Nebrodi e lavorata e trasformata in farina integrale nel laboratorio alimentare della Casaleni Natural Bio che da tempo opera nella valorizzazione di questo eccezionale frutto dai molteplici utilizzi.

Per realizzare queta ricetta è quindi importante avere 200 gr fi farina integrale di castagne, e 500 gr di castagne intere che andremo a immergere in acqua fredda per 2 ore e poi cuocere fino ad ebollizione con l’ aggiunta di un filo d’olio. Questi passaggi sono essenziali al fine di selezionare e scartare le castagne non buone che affioreranno a galla e consentirà di eliminare l’involucro e la pelle del frutto senza alcuna difficoltà. Una volte pulite andremo a raccogliere e scolare la polpa di castagne aspettando che si raffreddi.

La farina integrale di castagne invece l’andremo a miscelare con 300 gr di farina di mais in proporzione leggermente superiore quindi e una volta aggiunte quattro uova iniziamo a lavorare l’impasto fino a renderlo morbido ed elastico. Con una manualità straordinaria e con strumenti elementari di comunissimo impiego casalingo, il nostro Mario prepara il tutto, a comprova che serve veramente poco per realizzare questo piatto.

Una volta che la pasta fresca è pronta passiamo quindi ai fornelli e mentre l’ acqua bolle lo chef prepara il nostro saporitissimo condimento realizzando prima una crema aromazizzata a base di burro ed aggiungendo a pezzetti del prosciutto crudo dei Nebrodi di provenienza rigorosamente locale data la tradizione norcina di Tusa, che andremo a rosolare in padella. Un passaggio di pochi minuti poichè andremo subito a d aggiungere la polpa di castagne precedentemete lessate con un pizzico di pepe nero ed un filo di olio extravergine d’oliva. Mentre il composto si amalgama con po di acqua di cottuta e la polpa di castagne si sfarina rilasciando tutta la sua cremosità, Mario cala la pasta che data la freschezza rimarrà in acqua per solo un paio minuti.

Sarà la maestria di Mario a completare il tutto e rendere questo piatto in capolavoro di gusto che potremo completare con dl buon formaggio canestrato sempre di manifattura tusana

Se ti interessa sapere di più sulla farina di castagne leggi anche:

La “Musica riaccende i luoghi”, una proposta per rilanciare il turismo dell’Halaesa.

di Letizia Passarello

La ” Musica riaccende i luoghi”. E’ questa una delle proposte di maggior successo del comune di Castel di Lucio in provincia di Messina, che Maria Cristina Stimolo, dirigente regionale che si occupa di Cooperazione territoriale ed Europea del programma Italia – Malta, intende rilanciare nel territorio della Valle dell’Halaesa. Questo territorio è conosciuto soprattutto per la bellezza degli scavi archeologici del sito del comune di Tusa, ma diventa un fattore trainante anche per tutti i paesi che gravitano su di esso: Pettineo, Mistretta, Castel di Lucio, Motta D’Affermo e non ultima la cittadina di Santo Stefano di Camastra, conosciuta nel mondo per la straordinaria produzione di splendide ceramiche.

Castel di Lucio (Me)

La musica diventerebbe il fattore trainante e di richiamo per il turista colto e curioso, che “nelle note”, troverebbe la motivazione per visitare antichi borghi, fuori dai circuiti turistici tradizionali. Nel 2019, sotto la direzione artistica del maestro Pippo Nobile, si è tenuta la prima edizione, che ha riscosso grandissimo successo, in quanto proponeva antiche serenate nei luoghi più ameni di Castel Di Lucio, seguite da degustazioni degli ottimi prodotti locali. Il cibo che si lega alla cultura è sempre un binomio vincente.  Maria Cristina Stimolo, che in passato ha ricoperto il ruolo di dirigente generale del Dipartimento Affari regionali della Regione Siciliana a Bruxelles, ha origini castelluccesi ed è profondamente innamorata del territorio di Castel di Lucio, tanto, appunto, da proporne il rilancio turistico con iniziative di grande spessore culturale. “Nel 2022 vorremmo istituzionalizzare i circuiti musicali, coinvolgendo anche le bande locali, ad esempio quella di Castel di Lucio che conta circa 50 orchestrali di gran livello – ci spiega la dottoressa Stimolo -. Nel 2020 è stato messo in cantiere un concerto dell’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, che si è svolto nell’artistico scenario del complesso monumentale del Santissimo Salvatore a Castel di Lucio, e si spera che sia solo il primo dei numerosi concerti che andremo a proporre”. L’iniziativa della “Musica riaccende i luoghi” prevede, infatti, una serie di concerti itineranti che raccolgano la magia di tutti i comuni della Valle dell’Halaesa, in modo da dare al visitatore la possibilità di visitare borghi, che altrimenti risulterebbero sconosciuti.”I paesi dell’Halaesa – conclude la dottoressa Stimolo – racchiudono bellezze indescrivibili, sia per la possibilità di fare passeggiate naturalistiche nei suoi boschi, per la salubrità dell’aria, per le tradizioni, che purtroppo, per molto tempo, sono rimaste nel dimenticatoio.

ll maestro d’orchestra Fabrizio Carminati ed i ragazzi che suonano, per le festività più importanti, le campane della chiesa Madre di Castel di Lucio , un’arte che il
Maestro Carminati raccomanda di conservare e trasmettere

E’ il momento di farle rivivere, ma soprattutto nel buon cibo. A tal proposito, negli anni sono nati laboratori conservieri, che realizzano antiche ricette gastronomiche con prodotti freschissimi e a km zero”. Da circa sei anni, Maria Cristina Stimolo, ha ristrutturato un antico casale di famiglia, dove accoglie anche personaggi famosi del modo della cultura, della musica  e dello spettacolo, proprio per mostrare loro le bellezze naturalistiche locali. Tra gli ospiti cui il direttore d’orchestra Gianna Fratta con il marito Piero Pelù che hanno avuto il piacere di bere l’acqua direttamente alla fonte, di assistere alle fasi della lavorazione del pane realizzato a mano n’ta maidda e poi gustarne la fragranza appena tolto dal forno, assaggiare il caciocavallo locale ed altro.

Ogni momento in questi luoghi incantati può portare alla luce emozioni assopite, come ha affermato anche il maestro Carminati del teatro Massimo Bellini di Catania. Anche il suono delle campane, maneggiate ad un ritmo musicale risulta coivolgente.  Intanto a Castel di Lucio il 26 27 e 28 Dicembre verrà riproposta la Natività di Gesù ed i figuranti vestiranno preziosi costumi di epoche passate, in grado di fare sognare gli astanti.    

Ad Amiens Esperti internazionali per presentare gli scavi dell’Halaesa

di LETIZIA PASSARELLO

Una cena di gala presso l’Istituto Cheope di Parigi, ha concluso la due giorni del convegno di Archeologia dell’Università di Amiens a cui ha partecipato una delegazione italiana, recatasi nella cittadina francese per esporre i risultati degli scavi archeologici del sito dell’Halaesa nel comune di Tusa in provincia di Messina. Al convegno erano presenti anche moltissimi esponenti della comunità scientifica internazionale.La delegazione siciliana era guidata dall’Assessore Regionale ai Beni Culturali e All’Identità Siciliana, Alberto Samonà, dal vice sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, dal direttore del Parco Archeologico di Tindari di cui l’Halaesa fa parte, Mimmo Targia e dal Soprintendente di Messina, Rocco Burgio e Mirella Vinci. Tra gli altri, Lorenzo Campagna e Maria Angela Puglisi, dell’Università di Messina, Jonathan Prag dell’Università di Oxford, Aurelio Burgio e Massimo Limoncelli, docenti all’Università di Palermo, Theo Martin, Hugo Perrette e Sandrine Mouny dell’Università di Amiens, Federico Caruso del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana della Sorbonne Universitè, Filipe Ferreira, Università di Marsiglia, Marco Materazzi dell’Università di Camerino, Rosina Leone dell’Università di Torino e Alessio Toscano Raffa del CNR di Catania. Splendida padrona di casa e organizzatrice dell’evento, la professoressa Michela Costanzi. 

Presente la convegno l’ Avv. Angelo Tudisca in rappresentanza del Comune di Tusa
La professoressa Michela Costanzi

“Questi due giorni di convegno – ha dichiarato la professoressa Costanzi – avevano un duplice scopo, in primo luogo fare il punto sugli ultimi risultati delle ricerche archeologiche e dei vari studi degli esperti che lavorano ad Halaesa e nel Parco di Tindari e nello stesso tempo creare un momento di scambio e di dialogo con le istituzioni che sono il quadro da cui i nostri lavori prendono inizio e aumentano il loro valore. Credo che i due scopi siano stati raggiunti. “Abbiamo illustrato ad Amiens un nuovo metodo di lavoro nella gestione dei parchi archeologici  – ha dichiarato, invece, MimmoTargia- in cui è previsto un workshop alla fine dei lavori, che illustri gli stati di avanzamento e le scoperte effettuate. Reputo l’incontro tra esperti fondamentale perchè confermano la volontà della direzione di fare sistema e in più si ha una diversificazione delle competenze professionali, che può solo arricchire in termini culturali. Ad Amiens siamo andati soprattutto – conclude l’architetto Targia – per far

Dr. Arch. Domenico Targia

conoscere la scoperta del “Muro di Parados” e dell’Analemma”, che confermano che nel sito di Halaesa  esiste il teatro, adesso dobbiamo solo riprendere gli scavi per farlo emergere”.  A conclusione dei lavori, l’intervento del vice sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, che ha ribadito con forza, non solo l’importanza in termini sia culturali che turistici che un sito come l’Halaesa ha insito nelle sue potenzialità, ma anche l’importanza di amministrare facendo rete tra le istituzioni che permettono di ottenere risultati ottimali applicando i principi di efficienza, efficacia ed economicità per una amministrazione come quella di Tusa, guidata oggi dal sindaco Luigi Miceli, che dal 2015 si fa carico di ospitare archeologi e studenti dell’Università di Amiens e di altri prestigiosi atenei come quello di Camerino, tanto per citarne due tra i più importanti”.  L’avvocato Tudisca, per l’occasione, ha comunicato di aver ottenuto un finanziamento per la realizzazione della “Casa dell’Artista”

ARRIVA “I SAPORI DI MARIO”

DAL CONNUBIO CON LO CHEF MARIO DI VITA, A DICEMBRE IN USCITA IL NUOVO FORMAT DELLA TORRE DEL GUSTO DEDICATO AGLI AMANTI DELLA CUCINA

Una novità assoluta attende in questo mese di Dicembre gli appassionati di cucina. Dal connubio tra il celeberrimo chef alesino Mario Di Vita e la Casaleni Natural Bio, nasce infatti  il nuovo format digitale made in Torre del Gusto, “I Sapori di Mario” che verrà  condotto dalla nota giornalista Letizia Passarello.

 Dalle cucine del Tus’Hotel**** di Castel di Tusa lo chef Di Vita darà sfogo alla propria creatività  facendo rivivere i piatti della cultura gastronomica della Valle dell’Halaesa, abbracciando le ricette di terra ma anche quelle di mare dove è la materia prima di qualità a fare la differenza. Ospiti d’ eccezione, collegamenti, approfondimenti con professionisti di settore in queste sei prime puntate per adesso programmate.

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https://www.aziendacasaleni.it/2020/08/23/lo-chef-mario-di-vita-con-i-prodotti-dellazienda-casaleni-trasforma-la-cucina-in-arte/

COSA SAPETE DELL’OLIVA GIARRAFFA?

Si narra nelle cronache medievali come alla corte delle famiglie feudali di Sicilia, dentro palazzi e castelli, agli ospiti in transito fosse offerto una strana focaccia chiamata vastedda o del  pane nero di tumilia,  abbrustolito e condito con olio e olive nere giarraffa, riscaldato in grandi bracieri di rame e di terracotta, utilizzati per riscaldare gli ambienti e rendere più appetitosi alcuni cibi, dalle uova, alle cipolle, alle olive stesse. Per questa ragione da secoli gli uliveti di alberi di giarraffa sono stati considerati un bene strettamente padronale e le olive ad uso e consumo della magione patrizia.

Questo è dovuto all’ alto pregio di quest’olio, fruttato leggero, da sentori di mandorla, di carciofo e di foglie di pomodoro, e quindi indicato per condire in maniera eccellente le insalate. Tra l’altro per una sensazione di dolce, che si accompagna ad un leggero, piccante e amaro e per l’uso, crudo, per il pesce, ed anche per rendere più appetitose le focacce.

Nessuno può dire chi introdusse per primo questa cultivar. Certamente sappiamo che i Greci portarono questa varietà nell’ Isola e ne favorirono la coltivazione, al punto da punire con sanzioni pesanti coloro che li estirpavano senza giusta causa.

La pianta, in ogni modo, grazie alla sua capacità di rigenerarsi dalla “ceppaia”, sembrava portata alla diffusione ed all’immortalità, anche quando le ricorrenti crisi l’hanno, specie in certi periodi della storia delle dominazioni, trascurata.

I Romani, in ogni modo, a prescindere dalle origini delle piante e dei frutti, amarono l’olio di questa pianta al pari del grano, appunto per le caratteristiche organolettiche e autori come Catone e Columella, scrissero volumi sulla coltivazione degli oliveti e su come realizzare l’olio migliore avendo come riferimento essenzialmente questa pianta. I monaci benedettini e i Cistercensi portarono poi importanti innovazioni e favorirono la diffusione dei frantoi ed i Normanni e gli Svevi svilupparono in Sicilia la coltivazione degli ulivi.

In verità dobbiamo aspettare il XIX° secolo per avere dei dati scientifici su questa cultivar. Sarà infatti Sac. Gaetano Salamone del Manuale Teorico Pratico di Agricoltura nel 1870 a fare chiarezza riguardo a queste sottovarietà. Il prelato classifica le olive di varietà giarraffa come ovali ovvero bislunghe notando come a sua volta esse possano a sua volta distinguersi di tre tipologie, ovali ossia “lungarine” con l’acume dritto, ovali con l’ acume tortuoso (a becco d’uccello)  e ovali senza acume.

L’oliva “giarraffa”, continua il prelato, è mediamente più, grossa rispetto all’oliva “comune” dando per certo che per comune intendesse l’oliva santagatese, in gergo “rizza”. Essa si presta come oliva da olio, da mensa e in salamoia e rientra nella categoria dell’oliva ovale con acume “pizzu” dritto. A sua volta identifica una varietà più piccola che cataloga come “giarraffedda”. Dalla forma ovale e dall’ acume rotondo, oggi identifichiamo questa oliva come ogliarola messinese. Ottima oliva da olio che a giusta invaiatura produce un extravergine dolce e delicato. Esiste poi una terza sottovarietà, di grosse dimensioni, ovale ma dall’ acume tortuoso e dalla forma di becco di uccello che comunemente era nota come oliva “cefalutana o puddinisa”, poiché  diffusa prevalentemente in queste aree. Ottime olive nere da tavola, tardive rispetto alla giarraffa tradizionale ma dal sapore dolcissimo.

Al di là della corretta classificazione, salta in evidenza le grandi potenzialità di questa oliva diffusissima in vasto areale che va dal fiume Himera al fiume Haleso. La dolcezza rimane il punto di forza, pertanto si ottiene un ottima pasta da patè senza utilizzo eccessivo di correttori di acidità ne di amarosticità. La produzione selezionata di questa varietà di olive nere può trovare impiego nella ristorazione di cui si fa largo impiego in molte ricette tipiche meridionali e soprattutto come oliva per pizza.