BIOLOGICO, I PRO E I CONTRO

Verena Seufert, autrice e ricercatrice dell’Institute for Resources, Environment and Sustainability (Ires)

di Placido Salamone

Giorno fa ho trovato interessante un articolo della nota giornalista  Marta  Musso dal titolo “Agricoltura delle meraviglie: luci ed ombre del cibo bio” Parliamo sempre di biologico pensando di fare una scelta di acquisto eticamente corretta e salutista. Pensiamo al bio come proposta alternativa più ecologica all’agricoltura convenzionale e anche per questo motivo è il settore alimentare in più rapida crescita sia nel Nord America che in Europa. Ma una disamina di questo modus operandi non sempre è fatta correttamente e quindi arriva il momento di parlare con cognizione di causa. Per fare ciò serve in team di veri esperti come appunto ricercatori della University of British Columbia che hanno indagato i vantaggi e svantaggi dell’agricoltura biologica per la salute e per l’ambiente.

Come ci spiega Verena Seufert, autrice e ricercatrice dell’Institute for Resources, Environment and Sustainability (Ires) e Navin Ramankutty. “Il biologico è spesso proposto come la soluzione ai problemi ambientali e alimentari, ma abbiamo scoperto che i costi e i benefici variano fortemente a seconda del contesto in cui ci si trova”.

Attraverso uno studio sistematico condotto su 17 criteri diversi tra cui la resa del raccolto, l’impatto sui cambiamenti climatici, il sostentamento degli agricoltori e la salute dei consumatori, Seufert è giunta alla conclusione che se da una parte l’agricoltura biologica promuove la biodiversità locale, un più alto valore nutrizionale dei prodotti e una maggiore redditività per gli agricoltori, ha tuttavia degli svantaggi, come prezzi ben più alti e bassi rendimenti rispetto all’agricoltura tradizionale.

Vi domanderete certamente cosa ha di innovativo questo studio di ricerca. Certamente quello di contestualizzare i pro e contro della coltivazione biologica. L’esempio viene fatto mettendo a confronto aree sviluppate con aree in via di sviluppo, partendo dall’ utilizzo di pesticidi sintetici e i benefici nutrizionali del biologico.

Navil Ramankutty – Professor in Global Food Security and Sustainability, Liu Institute for Global Issues and IRES

Come spiegano i due autori, in paesi sviluppati dove sono presenti leggi sui pesticidi molto rigorose e il regime alimentare è già ricco di micronutrienti, i benefici per la salute di scegliere prodotti organici potrebbero essere del tutto marginali. Paradossalmente, la situazione è differente nei paesi più poveri. “In un paese in via di sviluppo – spiega Ramankutty – dove l’uso dei pesticidi non viene controllato e le persone hanno carenze alimentari, riteniamo che i benefici per la salute del consumatore e dell’agricoltore possano essere molto più alti”.
Un altro importante criterio per misurare la sostenibilità dei sistemi agricoli è il rendimento di un raccolto. Finora, la maggior parte degli studi avevano messo a confronto i costi e i benefici delle aziende biologiche e di quelle convenzionali, senza però tener conto delle differenze nel rendimento di differenti colture e tecniche di coltivazione. In media, sottolineano i ricercatori, il rendimento di una coltivazione biologica è tra il 19 e il 25 percento inferiore a quello di una coltivazione convenzionale. Ma il gap può ridursi fino al 5-9 percento, o aumentare fino quasi al 40 percento, prendendo in considerazione prodotti diversi e differenti tecniche di rotazione delle colture. La morale, spiegano i due autori dello studio, è che il bio non è sempre meglio, e un’adozione indiscriminata di queste tecniche di coltivazione avrebbe gravi ripercussioni sull’ambiente, soprattutto in termini di consumo del suolo. “La coltivazione biologica può essere considerata migliore in termini di biodiversità, ma gli agricoltori avranno bisogno di più terra da coltivare per ottenere la stessa quantità di cibo”, spiega Seufert. “Ed è bene ricordare che la conversione del suolo per l’agricoltura è la causa principale della perdita degli habitat e del cambiamento climatico”.

La sfida del domani non quindi solo quello di migliorare qualitativamente la nostra vita e quella dei nostri figli ma di impiegare mezzi di ricerca per accrescere quantitativamente le produzioni senza lo sfruttamento di più terra. Una  bella sfida!!