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Federica Driusso,una Miss a passeggio sui Nebrodi tra panorami mozzafiato e delizie gastronomiche.

Da Missi Venice Beach del 2016 e Miss Sorriso Veneto per Miss Italia nel 2018, a modella , presentatrice ed influecer con tanti progetti in cantiere

di Letizia Passarello

Federica Driusso, giovane e promettente coordinatrice del concorso miss Venice Beach, reduce da una tre giorni passata tra Cefalù e i Nebrodi occidentali, racconta del suo viaggio, non senza un tocco di nostalgia e con addosso la voglia di tornare, già al più presto. Modella, presentatrice, speaker ed influencer di successo, la Driusso poco più che ventenne, ha già le idee chiare sul suo futuro. Nella intervista che ci ha rillasciato ne parla con molta enfasi. “Nei progetti futuri  – afferma -continuare e specializzarmi con un master post laurea, che avverrà a brevissimo in quanto mi manca solo l’esame di Cinese e la tesi sull’intermediazione interculturale per raggiungere il traguardo della laurea triennale. Adoro viaggiare: negli ultimi due anni sono stata a Berlino per degli shootings e poi a Londra per la fiera dell’intrattenimento IAPA.

Nel corso della mia carriera, anche se giovanissima, ho presentato eventi televisivi. Mi appassonano la moda le sfilate ma soprattutto la conduzione televisiva. Mi piacerebbe anche lavorare in una azienda che si occupa di commercio con l’Estero”. Federica Driusso studia Lingue e Culture per il Commercio internazionale, specializzandosi in inglese e cinese. Dal 2019 è diventata la Talent Scout, cioè ricerca nuovi talenti, modelle cantanti o fotografi  per il concorso miss Venice Beach. Ancora nel 2019 è stata chiamata dalla nota azienda di gioielli Amen, che era sponsor dell’evento, ad indossare per loro l’ultima collezione di preziosi. Tutt’ora c’è la sua gigantografia sul negozio di Amen alla stazione centrale di Milano. “La mia esperienza inizia nel 2016 – continua Federica Driusso – quando ho vinto Miss Venice beach, concorso che adesso coordino, insieme ad Elisa Bagordo, da qui il mio trampolino di lancio verso  la carriera da modella: ho fatto sfliate con molti stilisti ad esempio Antonio Martino, indossando un vestito di Simona Molinari. Sempre nel 2019 ho indossato i vestiti degli stilisti nel programma “Detto Fatto”, condotto da Bianca Guaccero su Rai 2. A 20 anni avevo già un importante percorso alle spalle, anche da conduttrice radiofonica con una esperienza da co conduttrice per un programma sportivo su Caffè Sport, dove leggevo i risultati sportivi. Poi ho lavorato per Verde a Nord Est, facendo le interviste e per Venezia Channel in cui mi sono occupata di ripartenza post covid. Per radio Wellness, dove hanno introdotto una pagina per i giovani e avevo una mia rubrica denominata Fole, ogni venerdi parlavo delle novità per i giovani sui social”.Nel 2018 l’esperienza di miss Italia, dove raggiunge le finali con  il titolo di miss Sorriso Veneto. Sempre nel 2016 ha partecipato a Miss Diadora, andando in finale nell’Arena di Verona, classificandosi quarta su 250 partecipanti. Dal 2020 in poi ha cominciato a presentare eventi dal vivo, inizialmente con Il cantaElba e successivamente all’inizio della mostra del Cinema di Venezia con una presentazione di un libro che ha preceduto una sua sfilata sul red carpet. Da non dimenticare il premio Different nel 2021, e varie fiere con Vini, come testimonial per la Fioravanti Onesti vini per far conoscere il prosecco doc. ” Facevo vedere sui social questi eventi e ho rilevato che la gente si interessava molto – conclude la splendida modella –  e ben presto ho raggiunto sul web i 10.000 followers, sono diventata quindi influencer a tutti gli effetti. A Cefalù, la Driusso, è stata ospitata negli appartamenti Albatros e il primo giorno dopo un  corroborante bagno in mare, tappa obbligatoria le degustazioni delle eccellenze culinarie siciliane, iniziando con gli arancini di Sfrigola, “abbiamo assaggiato l’arancino con salsiccia e vino rosso, uno caprese, con pomodoro e mozzarella messi sopra e boscaiola con prosciutto e funghi: sono arancini realizzati al momento ai tantissimi gusti croccantissimi, ho anche assaggiato i cannoli siciliani con fondo al pistacchio”. Il secondo giorno, l’organizzatore della “vacanza – lavoro”, Calogero Galati, ha fatto da guida in un giro attraverso i vicoli della medievale Cefalù e verso  San Mauro Castelverde, dove la modella veneta, ha potuto fare una esperienza di volo d’angelo sulla Zipline.

Nel pomeriggio la visita si è conclusa alla Fiumara d’Arte, iniziando dalla Piramide, in territorio di Motta d’Affermo. Le opere raggiunte sono state tre nel noto museo all’aperto, oltre alla Piramide, “l’Energia mediterranea” e la “Materia poteva non esserci”.  La sera, l’ospite, è stata invitata  sulla torre del Castello di San Giorgio a Castel di Tusa, di proprietà della famiglia Salamone, per un aperitivo a base dei deliziosi prodotti della Casaleni natural bio, in un’atmosfera da fiaba.  La Casaleni Natural Bio di proprietà dell’imprenditore Placido Salamone, da diversi anni si occupa di recuperare anche antiche ricette tipiche del territorio siciliano, proponendole ad un pubblico di estimatori dell’enogastronomia. Tra le leccornie i patè di carciofi, di cardi selvatici, di asparagi selvatici, il sugo pronto alla Masticogna, che è una pianta spontanea dei Nebrodi dal sapore dolce che si può utilizzare sia per condire la paste che per accompagnare secondi di carne.  Una tre giorni ad Ottobre, quindi, per Federica Driusso, per un momento promozionale in Sicilia, ospite di Galatravel Viaggi di Calogero Galati in collaborazione con la Casaleni Natural bio. Dalla visita ne scaturirà una collaborazione per un lancio di prodotti gastronomici nei mercati del nord Italia. 

LE SAGRE STORICHE DELLA VALLE DELL’HALAESA

Di Letizia Passarello

Esplorare il mondo delle sagre rappresenta un’ottima chiave di lettura per conoscere nel profondo il territorio e costituisce indubbiamente un viaggio affascinante che conserva in certi casi i tratti della sacralità. Del resto la stessa parola “sagra” deriva dal latino “sacrum”, sacro. Nell’antica Roma esistevano diverse celebrazioni dedicate alle divinità, con processioni seguite da banchetti ai quali prendeva parte tutta la cittadinanza. Da quel significato originario si è sviluppato nel tempo il concetto odierno di sagra. Con l’avvento del Cristianesimo alcune festività sono state riconvertite, dedicate ai santi. Altre invece hanno assunto connotazioni ispirate dalla vita contadina: ad esempio la celebrazione del raccolto, o della bella stagione. Da queste usanze sono nate le sagre legate ai tanti prodotti tipici delle regioni italiane, oggi numerose e amate anche dai più raffinati gourmet e dove spesso i protagonisti sono prodotti caratteristici del territorio.

Queste manifestazioni rappresentano anche un’occasione per ammirare le bellezze architettoniche e paesaggistiche del territorio. Possono portare i turisti a scoprire località di grande interesse, ricche di scorci tipici dove il tempo sembra essersi fermato.

In questa puntata vogliamo portarvi alla scoperta dI alcune sagre tra le più rappresentative della Valle dell’Halaesa. Appuntamenti importanti di comunità ricche di storia e tradizioni che catalizzano ogni anno centinaia di visitatori.

06 agosto – Sagra del Pesce di Castel di Tusa

La tradizione orale della Sagra del Pesce risale agli inizi del secolo scorso e narra di una tempesta di mare che costrinse alcuni pescatori in difficoltà ad esse soccorsi e rifocillati dagli abitanti di Castel Di Tusa, tramite l’offerta di sarde arrostite. Da allora, ogni anno, nella prima decade di Agosto, viene rinnovato questo evento, offrendo il pesce accompagnato da un buon bicchiere di vino ai numerosi turisti e villeggianti presenti.

 Castel di Tusa, legata all’ antichissimo porto, per secoli luogo di transito di merci, sviluppa una tradizione marinara nel XVIII° sec, quando cioè inizia a costituirsi una comunità stanziale legata all’ economia della pesca e sempre a partire da questo periodo la tradizione peschereccia è citata in molti testi e particolarmente legata alla pesca e salatura delle sarde inizialmente compiuta da compagnie di Cefalù e Termini e successivamente da una marineria ed imprenditoria locale, che renderà rinomata la sarda di Tusa fino alla metà del XX con l’ esportazione nei  mercati nazionali ed esteri.

Oggi Castel di Tusa, dominata dal trecentesco Castello di San Giorgio e dalla sua Rocca Grande è un borgo marinaro vocato al turismo balneare, Bandiera Blu da diversi anni grazie alla pulizia delle sue acque ed alla bellezza incontaminata della sua insenatura e sede del rinomato  Albergo Museo Atelier sul Mare.

10 agosto – Sagra dell’olio extravergine d’oliva di Tusa

Giunta alla sua ventiquattresima edizione La SAGRA DELL’OLIO d’oliva si è svolta ogni anno puntualmente il 10 di agosto. Di fatto nasce da un progetto maturato all’interno del circolo ARCI di TUSA, per far conoscere l’olio d’oliva extravergine locale e della Valle Alesina.

Un trionfo si sapori e di odori in un incontro di antiche ritualità che si uniscono ad un rinnovato senso della tradizione.

Bruschette condite con olio tusano ed arricchite con aromi vari, ottenuti da ricette segrete e il più delle volte tramandate oralmente

La sagra offre anche i gustosi ceci in brodo, sfinge e ciambelle, le verdure fritte in pastella con l’olio extra vergine d’oliva, accompagnate tutto da buon vino e musica dal vivo

Una tradizione olearia illustre quella di Tusa e di tutto il circondario, legata ad un territorio ad alta vocazione olivicola considerati migliaia di ulivi che coprono il litorale tirrenico e la dolce vallata dell’Halaeso. Qui la produzione e la commercializzazione dell’olio d’oliva è documentata fino dai tempi della Magna Grecia li dove un tempo sorgeva la famosa e potente città di Halaesa Anconidea. Nell’ antico porto di Halaesa edificato per volontà del senatore Claudio Pulcro confluivano giornalmente in gran quantità olio, vino e grano provenienti dal cuore della Sicilia e da tutto il circondario.

Anche successivamente la produzione dell’olio d’oliva continuò a costituire l’attività preminente e gli ulivi millenari che fino ad oggi sopravvivono alle insidie del tempo e degli uomini ne sono la testimonianza, rappresentando l’immenso patrimonio naturale di questo angolo di Sicilia.

Per secoli la produzione del l’olio d’oliva ha costituito il nerbo dell’economia delle grandi aziende e delle piccole proprietà contadine del territorio, grazie ad esso si svilupparono ed ingrandirono attività collaterali come la costruzione di giare in terracotte nella vicina Santo Stefano di Camastra. La giara stefanese aveva caratteristiche completamente diverse da altre giare prodotte in Sicilia ed in Italia.

Infatti grazie alla particolare composizione dell’argilla in cui vi è la presenza di sostanze carbogene non ben bilanciate con il ferro, potevano essere tirate al tornio in dimensioni maggiori rispetto alle altre sino a contenere quantitativi d’olio di 3-4.000 kg, peculiarità che rese la giara prodotto di punta di tutta la produzione stefanese.

Sarà con il XIX° Sec. che le prime grandi Compagnie commerciali come quella dei Fratelli Salamone di Mistretta cominciarono l’esportazione del l’olio d’oliva di Tusa e del territorio circostante. Con navi leggere e veloci, gli schooner, l’olio d’oliva insieme ad altre primizie solcò i Mar Tirreno per giungere nei porti italiani di Napoli e Genova e poi l’Oceano Atlantico fino al porto di Anversa .

Attraverso un graduale miglioramento della tecnica di raccolta e di spremitura oggi l’olio d’oliva di Tusa costituisce oggi un indiscutibile elemento di punta della produzione locale d’eccellenza. Dal sapore leggero ed colore giallo con riflessi verdognoli derivanti dalla due varietà predominanti, l’ogliarola messinese e la santagatese è un condimento ideale per tutti i tipi di cibo.

8-9 Agosto – Seccagno Day ( Festa del Limone in Seccagno di Pettineo)

La Festa del limone in seccagno costituisce un altro appuntamento storico da non perdere. Pettineo è un piccolo gioiello che racchiude storia, tradizione, cultura contadina, gastronomia. Situato alle falde del monte S. Cuono sui Nebrodi occidentali, si presenta come un caratteristico centro collinare delimitato dai fiumi Tusa e Santo Stefano. Autorevoli scrittori come il Fazello sostengono che Pettineo tra le sue origini dell’antichissima “Pythia”, una delle più ricche e famosa città della Sicilia. Fu feudo di Manfredi Maletta, nel secolo XII, poi passò sotto Federico II a Francesco Ventimiglia Conte di Geraci.

Una posizione geografica ottimale tra il mare azzurrissimo, limpido ricco di riflessi di Castel di Tusa ed i pascoli di montagna della vicina Castel di Lucio. Ed è qui infatti che da secoli si coltivano agrumi eccellentissimi . Parliamo cioè del limone in Seccagno

Il Limone in seccagno è un prodotto che ha delle doti peculiari rispetto ai comuni limoni. Ha una particolare fragranza e serbevolezza con caratteristiche organolettiche superiori a quelle di altra provenienza. Tale specialità nasce e cresce grazie alla natura del terreno e al particolare microclima. Viene chiamato “in seccagno” per via dello scarso apporto irriguo delle cure colturali che vengono eseguiti nel limoneto. Qui vengono inoltre utilizzati in maniera limitata i concimi minerali azotati. Questo tipo di limone è anche molto adatto ai lunghi tempi di trasporto, quindi ideale per essere commercializzato anche oltre i confini nazionalei

Da questo agrume nasce la famosa Granita tipica al limone la cui occasione migliore per assaporare è nella prima decade di agosto in occasione della “Festa del Limone in seccagno”, e a cui vengono  abbinati anche concorsi e corsi di cucina. Un atmosfera di festa in tutto il borgho medievale tra mostre e spettacoli folk .Un tradizione sostenuta dal Comune di Pettineo che ogni anno fa parlare il piccolo comune che conta centinaia di visitatori.

Del resto da anni Pettineo si muove per dare al suo prodotto principe un degno riconoscimento, cominciando anni fa con l’inserimento nell’elendo del Pat – Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Sicilia e continuando quest’ anno con il riconoscimento della DE.CO( Denominazione Comunale. Un’alternativa percorribile ed appositamente ritagliata alla natura socio-economica del territorio poichè le De.Co. non entrano il collisione con il proverbiale carattere individualista delle aziende locali ma mirano affinchè il “prodotto territoriale” agroalimentare e/o enogastronomico acquisti un’identità sul mercato.

17 Agosto –  Sagra del Caciocavallo di Castel di Lucio

Castel di Lucio in Sicilia è un simpatico paesino posto sulla catena montuosa dei Nebrodi ricco di storia e tradizione. Anticamente dettO Castelluccio prende il nome dal medievale castelletto eretto nel ‘300 dai potenti Conti di Ventimiglia a cui si deve tradizionalmente la fondazione della cittadina. Inglobata per secoli all’interno della Contea nel XVII° sec. venne eletta a ducato passando sotto il controllo di diverse famiglie feudali. Oggi uno scrigno di testimonianze artistiche ed architettoniche in particolare di provenienza sacra.

Un profondo legame lega poi gli abitanti di Castel di Lucio alla pastorizia e nello special modo la bovinicoltura di cui gelosamente conservano gli antichi criteri di allevamento, maestri della produzione della tradizionale provola o cascavaddu.

La provola dei Nebrodi , da qualche anno riconosciuta a marchio DOP, è un caciocavallo prodotto con latte vaccino crudo e rientra nella categoria dei  formaggi a pasta filata . Deve il suo nome ai monti sui quali viene prodotta, secondo un antico procedimento tramandato di padre in figlio. La provola ha una crosta liscia e lucida, di colore giallo paglierino molto apprezzata, è utilizzata anche come ingrediente per piatti tipici della gastronomia siciliana.

Giunta alla 30° edizione la sagra del Caciocavallo dei Nebrodi si ripete puntualmente il 17 di agosto e continua ad attrarre a se continui visitatori. L’iniziativa promossa dal Comune di Castel di Lucio con l’ausilio di un team di volontari prevede da programma una dimostrazione di lavorazione del latte eseguita sapientemente dai maestri casari locali e successivamente una degustazione in corso di lavorazione della quagliata, della tuma e della ricotta ed ovviamente l’assaggio du cascavaddu sia fresco che stagionato con la variante della provola alla griglia. Il tutto tra l’animazione di gruppi folck e musica dal vivo

La bravura dei maestri casari si spinge spesso alla realizzazione di autentiche opere d’arte frutto di esperienza ed abilità innata. Questi piccoli capolavori di pasta filata detti “murriti” rappresentano un’altra attrazione della manifestazione e per tale occasione viene indetto un concorso giunto alla sua terza edizione appunto per  valorizzare il cacio figurato meglio realizzato.

Non c’è che dire! Una manifestazione di grande interesse! Non perdete l’occasione di visitare il paese ed assaggiare la provola dei Nebrodi.

Nations Award Taormina 2022 – sostenibilità con “Thinkingreen”

di Letizia Passarello

Il Nations Award giunte quest’anno alla 16esima edizione. L’ importante Premio cinematrografico delle Nazioni si è svoltosi nella seconda decade di luglio  nella splendida cornice di Taormina, in provincia di Messina  grazie a EvenTao ed al suo patron Michel Curatolo e anche quest’ anno torna a premiare i grandi volti del cinema, tra i quali in passato Woody Allen, Gerard Depardieu, Abel Ferrara, Jean Sorel, Nicola Piovani, Ferzan Ozpetek, Ronaldinho e molti altri.

Il Nations Award, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e della Regione Siciliana, oltre ad essere una kermesse nata per premiare il cinema italiano ed internazionale, da sempre è caratterizzata da un tema importante e particolarmente attuale: la salvaguardia e la tutela dell’ambiente. Anche quest’anno infatti ha dato ampio spazio a tutte le tematiche ambientali che negli ultimi anni hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica: dall’emergenza climatica all’inquinamento e allo smaltimento dei rifiuti, passando per il turismo sostenibile, il clima, l’alimentazione.

L’ Hotel NH Collection di Taormina, epicentro delle conferenze del Nation Award 2022

L’edizione 2022 del Nations Award mette in primo piano la sostenibilità con l’evento “Thinkingreen” supportato dal Parco Fluviale dell’Alcantara e dagli assessorati regionali alla Salute e al Turismo, Sport e Spettacolo.  Una tre giorni di convegni, di concerto con gli ordini professionali di Architetti, Ingegneri e Avvocati e con l’Università degli studi di Messina, ospitata nelle sale dell’NH Collection di Taormina. Sul tema, si alterneranno e confronteranno esperti del settore, giornalisti e personaggi dello spettacolo.

Un momento del gala serale al Teatro Antico di Taormina condotto dal noto critico d’ arte Andrea  Morandi e la celeberrima attrice Barbara Tabita

Ospiti d’onore l’architetto di fama internazionale Benedetta Tagliabue, Giovanni Puglisi, Presidente emerito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e lo chef internazionale Celestino Drago. Al termine dell’evento, grazie al prezioso contributo degli ordini professionali, verrà firmata la Carta di Taormina, un documento con cui si chiede ufficialmente alle istituzioni pubbliche un impegno ancor più deciso a contrastare i cambiamenti climatici.

Spazio anche all’arte e alla cultura con la quarta edizione del premio “Sebastiano Tusa” che quest’anno e’ stato assegnato al mecenate Antonio Presti, il cui nome da decenni è legato al culto della bellezza e della libera espressione artistica. Il riconoscimento, dedicato all’archeologo ed ex assessore regionale morto tragicamente nel 2019, è supportato dal Parco Archeologico Taormina Naxos e dalla stessa Fondazione “Sebastiano Tusa”.

La Fondazione “Sebastiano Tusa” premia il mecenate Antonio Presti

Tra i premiati il noto regista Peter Mcdonald

In primo piano anche la solidarietà. Partner dell’evento è stato infatti l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), presente all’evento con il comitato regionale che organizzerà una raccolta fondi per incentivare la ricerca contro questa grave patologia. Giorno 17 luglio  gli eventi conclusivi del Nations Award  con la serata di gala al teatro greco in presenza dell’attrice Barbara Tabita e il giornalista e critico Andrea Morandi. Il Nations Award è stato realizzato con il supporto degli assessorati regionali alla Salute, ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e al Turismo, Sport e Spettacolo, dell’Assemblea Regionale Siciliana, Parco Fluviale dell’Alcantara, Parco Archeologico Taormina Naxos, Università degli Studi di Messina, Città Metropolitana e Comune di Taormina.

Il conduttore televisivo Ezio Greggio premiato al Nations Award 2022

L’evento, di cui è stato  ambassador l’attore e presentatore Ezio Greggio,  ha premiato i grandi volti del cinema internazionale.

Sul red carpet, oltre ai già annunciati Violante Placido e Peter Macdonald, hanno sfilato le attrici Tea Falco, Barbara Tabita e Donatella Finocchiaro e l’attore Salvatore Lo Cascio, celebre per il ruolo del piccolo Totò in Nuovo Cinema Paradiso. Assoluta protagonista anche alla musica con il compositore Paolo Buonvino e il cantautore Mario Incudine. Madrina dell’evento, l’attrice e modella Maya Talem

Violante Placido

Un impegno profuso dagli organizzatori con una certa sensibilità anche al mondo agricolo grazie anche al coivolgimento di aziende agricole particolarmente sensibili a questa tematica. ” Un onore ed un dovere morale sostenere tali iniziative benefiche” dichiara l’imprenditore Placido Salamone, ospite e sponsor dell’ evento, “il nostro lavoro no si limita a produrre ma a  lasciare alle nuove generazioni  un mondo sonstenibile. Un impegno che deve essere svolto di concerto con la politica ed il mondo economico.”

l’imprenditore Placido Salamone, titolare della Casaleni Natural Bio e Giusy Giacone, direttore marketing A2 Comunication Srl

 

LIVING LAB – Sinergia tra l’Università di Palermo e le aziende dei Nebrodi

 

“Living Lab”, un termine inglese per identificare un laboratorio di vita, nato per far rifiorire il settore agro alimentare, in territori depressi.
E’ un obiettivo ambizioso quello che si prefigge l’Università di Palermo insieme ad alcuni comuni dell’hinterland nebroideo: fare incontrare istituzioni ed imprese d’eccellenza, in modo da far ripartire il territorio su solide basi, puntando l’indice al fattore conoscenza.
Il progetto è finanziato con fondi europei.
Del gruppo di lavoro, attivo fin dallo scorso Novembre, fanno parte quindici docenti universitari. Il responsabile scientifico è il professore Nicola Francesca, mentre i rapporti tra l’università e le aziende sono gestiti dal Dr. Arch. Manuela Raimondi Lazarevic’.

Architetto Manuela Raimondi Lazarevic

L’Università agisce in partenariato con società specializzate nell’aiuto ad imprese come la Euris e l’Italia Camp, che oltre a suggerire tecniche innovative di crescita aziendale, forniscono anche un supporto per la formazione delle start up e per la formazione del personale aziendale e l’Opan (Organizzazione prodotto allevatori Nebrodi) , realtà radicata ormai da anni sul territorio, di cui è presidente Giuseppe Frusteri.
il ruolo dei comuni
Al progetto hanno aderito circa dieci Comuni, capofila Sant’Agata Militello, ma la sede operativa è stata individuata a Galati Mamertino.
Sono previste una serie di giornate tematiche, dedicate alla gastronomia locale, citiamo ad esempio i salumi di suino nero, le birre, i dolci con mandorle e nocciole ed il miele, quest’ultimo protagonista di uno dei primi eventi alla fine di Maggio

Galati Mamertino è molto nota per alcune aziende produttrici di miele che hanno ottenuto il presidio Slow food, come Emanumiele e Cirrito, ma anche la Casaleni natural Bio dell’imprenditore Placido Salamone, con sede a Castel di Tusa, che ha fatto conoscere uno dei suoi cavalli di battaglia: l’idromele, una bevanda prodotta con metodi antichissimi, proprio dalla fermentazione del miele.

Azienda apistica Emanumiele

” La nostra è una tematica innovativa di ricerca a servizio delle imprese – ha spiegato Nicola Francesca – e siamo contenti che è stata recepita ed appaltata in maniera significativa da Comuni situati in un’area bellissima, ma depressa come viene considerata la zona interna dei monti Nebrodi.

Prof. Nicola Francesca

La sinergia che si è creata con gli enti e le imprese locali, sono sicuro che porterà a risultati considerevoli”.
Ai corsi di trasformazione tecnica delle imprese, in programma per i prossimi mesi, possono partecipare oltre agli imprenditori, anche alunni delle scuole superiori e inoccupati.
Ad Ottobre, è già prevista una giornata dedicata alla birra, e qui si cureranno alcuni aspetti per migliorare il prodotto, ad esempio si insegnerà ad aziende e corsisti, tramite accurate ricerche, come migliorarne il profumo.

Placido Salamone

Un progetto che guarda concretamente al futuro – afferma Placido Salamone -. Da imprenditore ritengo fondamentale che certe risorse vengano investite nella ricerca e nella sperimentazione. Un lavoro specializzato che le aziende non possono condurre da sole ma necessariamente con il supporto delle università. La produzione dell’idromele rientra certamente tra le tematiche da approfondire per le enormi potenzialità che esprime questo prodotto, al punto da includerlo nel programma archeologia da gustare che sto conducendo alacremente con enti pubblici ed investitori privati”.

 Il Living Lab è un  vero e proprio servizio alle aziende atto ad innalzare il know how.
I docenti universitari oltre a seguire le varie fasi progettuali, seguiranno anche i corsisti nelle fasi della formazione, così da rendere imprese con alto potenziale, ma nate in un territorio poco valorizzato, dei veri laboratori di vita.

YSEEAM – Un progetto per promuovere il senso di iniziativa e di imprenditorialità

Dal 4 al 12 giugno 2022 a Tusa un CORSO DI FORMAZIONE sull’ imprenditoria sociale

di Letizia Passarello

Un nutrito gruppo di giovani provenienti da tutto il mondo si è dato appuntamento a Castel di Tusa per un corso di formazione sull’Imprenditorialità Sociale.
A coordinare il progetto, finanziato dal Programma Erasmus più KA2, Gregorio Sambataro e Huyen Trang Dang , titolari dell’associazione New Horizons, con sede proprio nell’antico borgo marinaro.

Gregorio Sambataro e Huyen Trang Dang

L’evento si inserisce all’interno del progetto “YSEEAM– Youth Social Entrepreneurship Education for All with Moodle”.

Muhammad Rabiu Alhassan (Ghana)

L’obiettivo è quello di formare nuovi imprenditori giovanili nei paesi africani, caraibici, del Sud Est asiatico ed anche del Nord Europa, arricchendoli con le conoscenza di base di impresa sociale, nonché il know-how digitale e tecnico per l’utilizzo della piattaforma MOODLE.
Il corso che si è svolto dal 4 al 12 Giugno prevedeva un momento formativo in aula e la visita di aziende locali operanti in svariati settori merceologici.
Nello specifico i partecipanti hanno visitato due aziende dedite alla produzione e commercializzazione di prodotti agricoli,

in visita al laboratorio Casaleni Natural Bio

la“Casaleni Natural Bio”. Il processo produttivo di una tipica azienda artigianale italiana ha tributato un grande interesse tra i partecipanti che hanno potuto costatare nello specifico il processo di preparazione della semola di grano duro prodotta dall’ Azienda Casaleni. Successivamente nel punto vendita a Santo Stefano di Camastra il processo di commercializzazione e le strategie di marketing aziendale. Poi in visita all’ Azienda Agricola dei F.lli Miceli” di Tusa per scoprire il magico mondo delle lumache ed il loro impiego della gastronomia e nella cosmesi naturale ed infine presso l’associazione  sportiva “Libra” di Castel di Tusa per apprendere gestione e menagment di una tipica struttura sportiva
Nella giornata dell’ 8 giugno ha avuto luogo la visita presso il Comune di Tusa e i 23 partecipanti provenienti da diverse Nazioni dell’ Europa, Africa ed Asia, sono stati accolti nella sala consiliare dal Vice Sindaco, Angelo Tudisca.

Al Castello di San Giorgio di Castel di Tusa

Giorno 10 Giugno, i giovani sono stati ospiti dell’imprenditore Placido Salamone nel suo castello di San Giorgio, per un momento di convivialità e per ascoltare quali fossero le loro impressioni sulle attività svolte. Ne è uscito fuori un bagaglio di esperienze altamente positivo. Questi ragazzi sono rientrati nei Paesi di origine con conoscenze approfondite sulle modalità con cui vengono gestite le aziende nel meridione d’Italia e pronti per fondarne di proprie o ricoprire ruoli di prestigio in aziende partner.
Il Corso di Formazione – ha affermato Gregorio Sambataro – ha rappresentato la ripresa delle mobilità previste dal progetto dopo la pausa forzata a causa della pandemia; seguiranno diversi seminari e workshop nei sette paesi partner durante i quali i partecipanti italiani coinvolgeranno gli altri giovani tusani e la comunità locale.
Da segnalare infine: le attività di Job Shadowing di 15 giorni in tutte le organizzazioni partner del progetto – due sono i posti per i partecipanti italiani che avranno la possibilità di visitare il Sud Africa – e la Conferenza Finale in Vietnam, presso la città di Ho Chi MinH in Vietnam nel 2023.

GUSTO DI “VINO” – I giusti abbinamenti suggeriti dall’esperto.

di Letizia Passarello

Con l’arrivo della bella stagione sono sempre più ambite le cene in terrazza dove si la prediligono i prodotti freschissimi, acquistati a km 0, che tanto “ammaliano” gli ospiti. Si riscopre l’arte del ricevere, ma anche il piacere di stupire i propri commensali sia con particolari leccornie, sapientemente preparate, che con abbinamenti di eccellenza tra vini e i piatti succulenti. Per dare qualche consiglio sui principali abbinamenti abbiamo richiesto la consulenza di un esperto nel settore : Francesco Nucara con una carriera ventennale come bartender e  anche sommelier, avendo completato gli studi a pieni voti presso l’AIS (Associazione Italiana Sommelier).

Il sommelier Francesco Nucara

L’Associazione è seguita in tutto il mondo da chi predilige gli accoppiamenti più ricercati tra vino e cibo, non disdegnando anche gli insoliti. Qui ci siamo limitati alla produzione siciliana e qualche accostamento ci ha anche sorpreso.
“I criteri sono due – afferma Francesco Nucara – il primo per contrapposizione, l’altro per affinità”. Nel caso dei dolci, ad esempio, in particolare con i cannoli e la cassata è perfetto un vino dolce. Questi dolci si sposano benissimo con un passito, una Malvasia secca oppure un moscato, ma non è disdegnabile anche l’abbinamento con le bollicine: uno spumante è un accoppiamento superbo.  Il cioccolato con una percentuale di cacao superiore al 72-75 per cento o in modo stupendo all’80 per cento, richiede un buon distillato come il rum o un marsala vergine, cioè secco invecchiato almeno dieci anni. La denominazione di vergine viene data dall’aggiunta di solo alcol senza la mistella.
Altra irrinunciabile leccornia sono i salumi, di cui il territorio dei Nebrodi può andare giustamente fiero, ma qui il mondo è vario. Si guarda alla persistenza gustativa, alla speziatura e alla sapidità. Il lardo di suino nero, poichè ha molta succulenza richiama le bollicine di un brut o al massimo un demi sec o di un rosso strutturato, in quanto il tannino del vino, ha funzione di sgrassante del salume. Lo stesso si può dire di un salame classico. Il prosciutto crudo di suino nero, con grande persistenza gustativa, richiede un vino di altrettanta grande persistenza gusto -olfattiva. Sarebbe perfetto, ad esempio un Nero d’Avola o un Nero d’Avola e Frappato.

Andiamo al mondo dei formaggi che distinguiamo per stagionatura e qualità della pasta ( dura, semidura e molle). Tra quelli a pasta dura emerge il Canestrato, ma anche il Pecorino stagionato, in questo caso il tradizionale rosso, può lasciare il posto ad uno Chardonnay secco che può accompagnare anche i formaggi a pasta semidura, mentre un formaggio a pasta molle richiede un bianco di produzione di nicchia. Il Gorgonzola può essere abbinato tranquillamente al Marsala secco. Se il formaggio si serve come dessert, cioè con l’aggiunta di miele o con confetture ad esempio di more o pere butirre, o anche di agrumi, l’abbinamento perfetto diventa il Moscato o la Malvasia, perchè prevale il dolce in affinità. Ma per i fortunati che riescono a trovarlo, consigliamo come accompagnamento l’Idromele, chè è una bevanda alcolica realizzata attraverso la fermentazione del miele.
Con uno stufato è d’obbligo il rosso strutturato, in quanto, come già detto, la tannicità rende meno grassa la carne. Il sicilianissimo Farsumagru lo possiamo, invece, accoppiare con un Syrah non giovane, basta una invecchiatura di 3-4 anni. Altro sicilianissimo piatto è la pasta con sarde e finocchietto selvatico che quando è senza l’aggiunta di pomodoro nella sua ricetta originale, si sposa benissimo con un Grillo, bianco reale di un vitigno coltivato soprattutto nella provincia di Trapani.

La marchesa Costanza Afan de Rivera Florio Costaguti e il sommelier Francesco Nucara alla presentazione del cooktail “Donna Costanza”

Dulcis in fundo il sommelier Francesco Nucara è felice di mettere al corrente i nostri lettori della ricetta del coktail Florio che ha creato durante un evento nel trecentesco castello di San Giorgio a Castel di Tusa, per donna Costanza Afan de Rivera Costaguti Florio. Eccola: una parte di marsala Florio, una parte di bitter e chinotto fino al raggiungimento del bordo del bicchiere.

I dolci siciliani: il trionfo delle tavole pasquali

di Letizia Passarello

Ed eccoci a Pasqua.  In ogni casa siciliana, un tempo, dopo le doverose e sentite funzioni religiose della Settimana Santa, ci si ritrovava anche con i vicini per dedicarsi a quello che era un vero e proprio rituale, in cui venivano coinvolti tutti i membri della famiglia: cucinare gli immancabili  biscotti pasquali.

Come tutti i dolci, anche in questo campo, la Sicilia vanta una grande tradizione. Ogni provincia ha una sua specialità, ma una cosa è certa: i dolci pasquali siciliani, tra cuddure, campanari, cassate e cannoli, rendono la festività sicuramente degne di questo nome.

Ne citiamo alcuni che vengono realizzati in tutta l’Isola, per poi soffermarci su qualche ricetta tipica dei nostri monti Nebrodi.

Le Cuddure pasquali siciliane, meglio conosciute come cuddure cu l’ova, sono le regine dei biscotti di Pasqua.

Cuddure di Pasqua

Si tratta di simil biscotti dalle forme variegate ma rappresentanti, in sostanza, i simboli della Pasqua. La loro particolarità è che appartengono alla categoria dei dolci pasquali siciliani con l’uovo (così come i pupi cu l’ova) che vengono, infatti, ricavati con i lembi del loro impasto. Altri dolci molto simili ai precedenti sono i Campanari, si tratta anche in questo caso di biscotti friabili che vengono ritagliati a forma di cestino o campanaro, decorati con uova e una volta cotti ricoperti di glassa e codette di zucchero.

Un po’ meno conosciuti sono i biscotti quaresimali. Questi biscotti la cui ricetta e forma è simila a quella dei cantucci  toscani da cui si differenziano per avere avuto origine nei monateri di Palermo per opera delle monache di clausura.

biscotti quaresimali di Sicilia

Meno celebre della sorella maggiore ma più leggera e friabile ed un otimo dolce pasquale è la Cassata siciliana al forno. Rientra di diritto tra i dolci di Pasqua a Palermo, dove è particolarmente apprezzata. L’immancabile  ripieno di crema di ricotta è avvolta tra due strati di frolla, il tutto cotto al forno, evitando la guarnizione del giro di marzapane, che per quanto ottimo, può risultare per alcuni troppo dolce.

Cassata siciliana al forno

Una menzione a parte spetta all’ agnello pasquale in pasta di mandorle. Anche questo è un must, preparato sopratutto per la gioia dei più piccini in tutte le località siciliane.

pecorelle in pasta di mandorle

I dolci con la pasta di mandorle sono un classico della pasticceria siciliana. E di tale composto sono costituiti i tipici agnelli, che vengono generalmente regalati ai bambini insieme alle uova di Pasqua. Se vogliamo essere proprio pignoli, sono le pecorelle pasquali ad essere fatte con le mandorle, mentre gli agnelli, invece, recano un cuore di pasta di pistacchio di Bronte. La pasta di mandorle, viene usata tutto l’anno in Sicilia e in uno stato più puro, cioè con l’impasto privo di farina (pasta reale, il nome la dice lunga), si realizzano i capolavori mistrettesi, che vengono esposti in forme di frutti e fiori, decorati con colori vegetali o al naturale, pronti per essere mangiati. La denominazione di pasta reale viene ripresa, anche, per i dolci tipici di Tortorici, che si differenziano da quelli mistrettesi e di tutti i Nebrodi, per il loro impasto a base di nocciole, anzichè di mandorle e per la forma “soffiata”, molto leggera ed estremamente croccante.

pasta reale di Tortorici

pasta reale di Mistretta

Per finire è d’obbligo citare i pumpini di San Fratello, il cui nome deriva da pompa magna e sono dolci che si cucinano a Pasqua, ma anche in occasioni speciali, così come suggerisce il nome derivante dal gallo italico. La ricetta è molto simile a quella delle varate, ma prevede l’aggiunta di anice.

pompini di San Fratello

Ed ecco una classica ricetta delle Cuddure

In una ciotola capiente mischiare 500 gr di farina doppio zero con 200 gr di zucchero semolato e una bustina di lievito per dolci. Una volta che le polveri saranno ben mescolate fra di loro, aggiungete 5 uova, una alla volta, 150 gr di burro a temperatura ambiente e la scorza di limone grattugiata. Impastate il tutto e quando avrete ottenuto un composto morbido ma omogeneo, mettetelo su una teglia da forno foderata.A questo punto dovete modellare la cuddura.

Potete sbizzarrirvi e scegliere fra le forme più diverse fra loro, da classico coniglio pasquale a un cuore di pasta, dalla colomba a un cestino, oppure potete dargli una forma tonda, più semplice. Mettete un uovo crudo (che si cuocerà in forno) al centro e sigillatelo con una croce di pasta. Cuocete a 180°C per circa una mezzora. Se desiderate glassare il vostro dolce montate a neve un albume e incorporate 350 gr di zucchero a velo con il succo di limone a piacere, mescolando delicatamente. Sfornate la Cuddura e glassatela, infine decoratela con le codette colorate.

Galatravel -. Le cascate più alte di Sicilia a Mistretta

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle meraviglie della Sicilia, In questo appuntamento Galatravel ci conduce alla scoperta della Valle delle Cascate di Mistretta in provincia di Messina

La Sicilia viene associata, nell’immaginario collettivo, ad un quadro di perenne siccità. In effetti sull’Isola spesso e volentieri l’ acqua scarseggia , ma la nostra terra è solcata da fiumi e torrenti che creano meraviglie nascoste, come questo gioiello sito nella provincia di Messina. Il paese più vicino è Mistretta (sito a poco più di 4 km.) e da qui, l’Associazione Valle delle Cascate vi condurrà verso una vallata, in parte inesplorata ed impervia, dove 10 sorelle scavalcano la roccia con salti d’acqua magnifici. In inverno non è facile avvicinarsi alle cascate, perchè la vallata viene inondata dalle abbondanti piogge, ma già in primavera lo spettacolo è assicurato. Bisogna essere accompagnati da Daniela Dainotti  e dai membri dell’ Associazione che dovrete necessariamente contattare, per scegliere il sentiero da attraversare per raggiungere le cascate, lontane tra loro. La più alta delle cascate, che si trova in contrada Pietrebianche, raggiunge oltre 33 metri mentre, nel raggio di meno di 500 metri dalla più grande, se ne trovano altre sei, ciascuna con una propria caratteristica conformazione, le cui altezze oscillano dai 5 ai 25 metri.  La maggior parte delle cascate si trova lungo due torrenti, che scorrono poco distanti l’uno dall’altro quasi paralleli, provenienti dalle vicine contrade Pietrebianche, Ciddia, Riscifu e Acquasanta.

Più a valle, dopo la confluenza dei due corsi d’acqua, altre due caratteristiche cascate di circa 7 metri ciascuna, una nella stessa contrada Ciddia e l’altra in contrada Cuttufa, sbucando da balze rocciose, formano alla base delle ampie vasche che un tempo lontano, quando raggiungere la marina era un lusso che pochi si potevano permettere, i ragazzi utilizzavano per i bagni estivi.  Stante che il territorio che ospita le cascate è distanze da strade transitabili e considerato che esse sono comunque nascoste alla vista da profondi canyon che le contengono, la loro esistenza era nota solo ai pochi pastori proprietari dei terreni circostanti che sempre le hanno osservate come dirupi dove, dopo le piogge e nevicate invernali e primaverili, l’acqua scroscia costantemente notte e giorno, balzando con clamore.

Non mancate questa scoperta: bastano scarponi da trekking, stivali di gomma ed un pò di fiato…………… perchè il fiato, poi, vi mancherà. Sono stupende!

per contatti: https://www.facebook.com/vallecascate/

Guarda anche:

Giuseppe Giaconia di Migaido e la “Stirpe di Draghi”

Un’ intervista inedita al barone icona dell’ automobilismo per parlarci della sua ultima opera editoriale

di Letizia Passarello

 “Stirpe di Draghi “, segue “Vita di un  Gattopardo. Con questo nuovo libro, il barone Giuseppe Giaconia Di Migaido, trasporta il lettore alla scoperta della storia di una generazione di indomabili guarrieri operanti nelle fredde terre del nord della Scozia.  Ma è un libro denso di calore, quel calore che il barone Giaconia mette nelle sue infinite passioni, tra cui l’automobilismo d’epoca che per moltissimi anni ha condiviso con la sua compagna, mancata il 15 Settembre del 2020, Costanza Afan De Rivera, discendente diretta della famiglia Florio, in quanto figlia di Giulia Florio e del marchese Afan De Rivera Costaguti. 

Presidente del Club “La Sicilia dei Florio” e dell’ARACI-Distretto 2110 fellowship del Rotary club di Palermo, il barone Giaconia è  stato anche fondatore e Presidente del Club “Bridge Team Palermo”.

Quello che giustamente viene definito uno degli ultimi gattopardi di Sicilia ha al suo attivo altri tre libri:  “Utopia Mediterranea”, “Vita di un Gattopardo” e “Dossier Atlantic”, prodotti tra il 2016 e il 2020, adesso arriva un’altra avvincente lettura “Stirpe di Draghi”.

Il romanzo, come già scritto, è ambientato in Scozia, nell’anno 822 . E’ il mese di Agosto, ma la brughiera, nebbiosa, umida, impervia, fa da sfondo alle scene di vita che si susseguono tra le pagine della storia. Protagonisti due fratelli, Erik e Alf, le cui gesta si intrecciano tra sangue e speranze e percorrono strade parallele ma divergenti, una a Boston, oltreoceano, l’altra in Scozia e Normandia.

Uomini rudi, discendenti anche selvaggi ma sorretti dall’intima convinzione della prevalenza indiscussa della propria genia. Donne belle, condottiere audaci che nei secoli partoriscono uomini d’affari, potenti padroni della loro terra.

” Dopo aver effettuato le opportune ricerche, ho costruito una trama che partendo dai Vichinghi giunge ai giorni nostri – ha affermato Giuseppe Giaconia – attraverso le vite di due fratelli e dei loro discendenti che con alterne vicende sono riusciti con intelligenza e determinazione ad imporsi in un mondo sempre più difficile e complesso”.

Attraverso il “viaggio”, infatti, Erik ed Alf , riescono a ritrovarsi in Sicilia nel dodicesimo secolo, con entrambe le loro famiglie al completo, ricordando il passato e festeggiando la vita. 

Giuseppe Giaconia e Costanza Afan De Rivera, già molto noti negli ambienti aristocratici palermitani, hanno lasciato una impronta indelebile anche nella Valle dell’Halaesa, ricordiamo che Migaido feudo della famiglia Giaconia, si trova in territorio di Pettineo, in quanto, entrambi proprio dai Nebrodi, hanno voluto far partire quello che è diventato un  appuntamento storico per il territorio: La Targa Migaido. L’appuntamento quest’anno è arrivato alla terza edizione. Dal 12 al 15 di Maggio, appartenenti alle scuderie del motorismo storico di tutta la regione Sicilia, si raduneranno a Buonfornello per, per una gara a cronometro dal sapore conviviale. Un itinerario costellato dalla visita di alcuni più rappresentativi centri delle Madonie per giungere nella Valle dell’Halaesa scrigno di tesori artistici e naturalistici. Il tutto condito da particolarissime specialità locali, dal limone seccagno di Pettineo, alla pasta reale mistrettese, alle nocciole di Motta d’Affermo, per concludere con i formaggi dei caseifici mistrettesi e la norcineria di eccellenza di Tusa.

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GALATRAVEL – GANGI, LO SPLENDORE DELLE MADONIE

In questo appuntamento vi portiamo a Gangi , un piccolo comune italiano con meno di 7.000 abitanti della provincia di Palermo. Un borgo suggestivo tra più belli d’Italia. Il centro storico di Gangi è abitato da appena 1.800 abitanti ed oggi si presenta come un centro pregno d’ arte, cultura, artigianato, buon cibo e buon vino.
Dentro le bellezze artistiche e monumentali di Gangi c’è il cuore dei gangitani, tra le sue strette viuzze, irte e medievali, si incontra gente sincera, fiera del proprio passato. La nostra visita iniza dal Palazzo Bongiorno, una dimora del 1700 che conserva al suo interno gli affreschi di Gaspare Fumagalli e Pietro Martorana, la dimora è ora adibita a uffici comunali,  mentre cuore nevralgico del centro medievale troviamo la Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari.
A Gangi si conservano ancora gli antichi mestieri, ci sono diverse botteghe: il fabbro, il falegname e lo scalpellino per la lavorazione della pietra. Ma c’è anche il fascino della scrittura su pergamena e papiro e i restauratori degli affreschi dentro i monumenti storici.
Molte sono le manifestazioni che intrattengono tutto l’arco dell’anno i turisti qui a Gangi. La più importante di queste manifestazioni è la Sagra della Spiga, molto importante a Gangi dove la spiga rappresenta il collegamento fra l’uomo e Dio, il frutto delle proprie tradizioni.
Molti i prodotti genuini dell’agricoltura di Gangi che ne rappresentano ancora oggi la storia, la cultura e le tradizioni. Un’altra eccellenza di questo borgo è data dai prodotti realizzati con il latte e la provola delle Madonie, caratteristica di questa zona, ne è la prova.
Le origini storiche della città sono antichissime e si legano alla città greca di Engyoni. A fondarla intorno al 1200 a.C. sarebbero stati i Cretesi, dal nome di una sorgente. Dopo la sua distruzione , un nuovo insediamento prese il nome di Engio (dal latino Engium), in seguito Gangi. L’aria fine e il profumo di montagna portano tanti turisti a Gangi, che, più che un borgo, è una cittadina dalle origini mitiche. Il borgo medievale, che tramuta la roccia in arte e sembra sorgere direttamente dalla pietra, bisogna cercarlo proprio in cima, superando le pendici del monte. Ma ecco che, imboccata una stradina acciottolata, si apre davanti agli occhi una scenografia lapidea: un grosso gregge di case addossate le une alle altre, facciate dorate, addobbate di fiori, balconcini di ferro battuto, ricchi portali. Diciotto chiese, palazzi signorili, tesori artistici sono disseminati in queste stradine che s’inerpicano e s’intrecciano in un grandioso scenario naturale.


La tradizione gastronomica ci porta a parlare caciocavallo palermitano è un formaggio a pasta filata ottenuto dal latte crudo vaccino. Inoltre si produce dell’ottimo pecorino di primo, secondo sale ed anche stagionato con grani di pepe. Rinomata anche la salsiccia secca.- Il piatto di Quaresima è il baccalà fritto con contorno di finocchietto selvatico. Anche i dolci rispettano le tradizioni: a Natale la cucchia, pasta frolla con mandorle, uva passa e fichi secchi; in estate e autunno i mastacuttè, biscotti con succo di fichi d’India.
Appuntamento da non perdere è Festa dello Spirito Santo si tiene il lunedì dopo Pentecoste, una spettacolare processione religiosa, con 35 statue di legno portate a spalla.- A Natale, dal 26 al 29 dicembre si organizza ogni anno il presepe vivente denominato”Da Nazaret a Betlemme” ambientato e rappresentato tra i suggestivi vicoli del borgo.- Palazzo Mocciaro con i suoi saloni affrescati, dell’ottocento, si trova in Corso Umberto I.- Palazzo Bongiorno, del 1756, è uno dei migliori esempi di architettura settecentesca nelle Madonie. Vanta la magnifica decorazione a trompe l’oeil delle sale del piano nobile. Nel 1758 le sale del palazzo iniziarono a ospitare l’Accademia arcadica degli industriosi.- Palazzo Sgadari che ospita al pian terreno il Museo Archeologico, mentre al primo e secondo piano si trovano: l’Istituzione Gianbecchina, il Museo delle Armi e Museo della fotografia Albergamo.- Sul corso Fedele Vitale si affacciano le botteghe del XVI secolo, con i fornici che erano insieme a porta e finestra-banco di vendita. Quasi al termine del corso si trova la Chiesa di San Cataldo della prima metà del secolo XIV, che custodisce statue lignee del Quattrocchi e il dipinto di Giuseppe Salerno “Il supplizio dei quaranta martiri” (1618). Il Castello dei Ventimiglia, sorto nella prima metà del XIV secolo, spicca sull’abitato con i resti di due torri. Nella città bassa, la Chiesa del Salvatore conserva il crocefisso ligneo di Frà Umile da Petralia e l’Ascesa al Calvario di Giuseppe Salerno. La Chiesa di Santa Maria di Gesù (1710) ha un portale a bassorilievi del 1665 e varie sculture lignee di Filippo Quattrocchi all’interno, tra le quali il gruppo dell’Annunciazione, capolavoro di espressività.